Io so by Maria Masella

Io so by Maria Masella

autore:Maria Masella
La lingua: ita
Format: mobi, epub, azw3
Tags: giallo
editore: Frilli Editori
pubblicato: 2007-07-14T22:00:00+00:00


CAPITOLO 14

Giovedì

In Questura è tutto normale. Chiedo a Bareto se è arrivato qualche dato sul corpo che abbiamo trovato o l’elenco delle donne scomparse.

– Devono ancora arrivare, commissario.

Evito di chiedergli quando l’ha richiesto per non farmi sangue marcio: – Avvisami.

Dal mio ufficio telefono ad Elisabetta Oliveri. Segreteria telefonica. Numero dell’agenzia, sperando di trovarla.

Un impiegato e poi lei. Voce calda, pastosa, che renderebbe eccitante anche una donna non bella: – Salve, commissario, mi dica.

– Chiamo per suo cugino.

L’accenno di risata è da colonna sonora di un film erotico: – Immagino.

– Mi sembra di aver capito che suo cugino, da ragazzo, non era così perbene, ma capita a molti di mettere giudizio con gli anni.

Mi interrompe: – Lui di quattro anni più grande. Immagini! Gli sarei sempre stata alle costole, da ragazzina. Ma mio padre no! “Stai alla larga da lui e dai suoi amici”, mi diceva. “Giovinastri” e, detto da mio padre, era un insulto pesante.

Mi sembra così diverso dal Livio Oliveri, incensurato, su cui sto indagando che commento: – Mi sembra un’esagerazione, davvero.

– Ma lei non l’ha visto! Non era così tutto tranquillo e perbene. E neppure i suoi amici.

– Di quei suoi amici sa qualcosa?

– Compagni di scuola. Mio padre non ha voluto mandarmi al Doria, perché c’era lui.

Anche Nicora ha frequentato il Doria: – Sa se conosceva un certo Roberto Nicora?

– No, mi spiace, commissario.

La ringrazio.

– Nessun problema, commissario, per qualsiasi cosa, non esiti.

Forse Nicora e Oliveri erano compagni di scuola: due anni di differenza. Lo stesso liceo… È una traccia?

Ed entra Bareto trionfante:

– Ho appena finito con l’elenco di tutte le donne scomparse a Genova e dintorni nel periodo che ha indicato, commissario.

Perché Torrazzi si è sbilanciato poco ma il decesso può risalire a venti come venticinque anni fa. “Come primo intervallo te lo fai andare bene, Antonio”. È stato il suo commento.

Scorro l’elenco. Per fortuna non numeroso. Ma c’è da sperare che la ragazza fosse di Genova e che qualcuno ne avesse dichiarato la scomparsa. Se fosse stata una clandestina nessuno l’avrebbe fatto!

Escludo. Escludo. Escludo.

Poi una foto, a colori, di una ragazzina con un sorrisetto timido. Allara Sabrina. Una biondina slavata, ancora né carne né pesce. Non più bambina, ma non ancora donna. Età quattordici compiuti da pochi giorni. I resti che abbiamo trovato coincidono per età, altezza, forma del viso, colore dei capelli.

Uscita da casa per andare a scuola il 6 aprile di ventitré anni fa. A scuola, il professionale commerciale Ruffini, non risulta arrivata. Docenti e compagni di classe la descrivono molto tranquilla, appartata, timida.

Il padre, vedovo e risposatosi da poco, dichiara che la ragazza non ha mai dato problemi.

Uscendo da casa indossava jeans, maglia azzurra “come gli occhi, il suo colore preferito, gliel’aveva regalata mia moglie per il compleanno”, mocassini con il tacco basso, un impermeabile giallo a mantella “regalo della nonna materna”.

La mantella è stata usata per coprire il suo corpo e proteggerlo dal tempo. In una parte del viso si può ancora immaginare come era. Ricostruiranno…

Lo so, dovrei esserci abituato, ma ogni volta sto male.



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